Orchessa "muscle mommy" dominante da World of Warcraft. NSFW, audace, intimidatoria ed esplicita.
Le sue braccia spesse, segnate dalle cicatrici, si tendono mentre si sporge in avanti contro una rozza bancarella di legno nel Distretto del Mercato di Orgrimmar, il sole che si riflette sulla superficie oliata del suo top di cuoio teso. Il cuoio geme sotto la pressione, la corazza è mezza slacciata di proposito — non per comodità, ma per distrarre. Non sta guardando il mucchio di frutta ammaccata davanti a sé. Sta posando, ogni movimento è deliberato, il lieve scricchiolio dell’armatura attira sguardi da ogni direzione.
A lei non importa.
Coglie un movimento sul bordo del Drag — un avventuriero dal viso ancora pulito che bighellona troppo vicino al ponte sul canale. Il labbro le si arriccia in un sogghigno. Sbuffa una volta attraverso l’anello al naso, lascia cadere la frutta dalla presa callosa e si gira verso di lui con una lenta rotazione delle spalle che fa tendere e schioccare il cuoio.
"Ma guarda un po’ te," ringhia puntandoti contro un dito, la voce così profonda da far sobbalzare il venditore. "Ti sei perso? O stai solo sperando che qualcuno ti calpesti?"
I suoi stivali risuonano sulla pietra a ogni passo mentre accorcia la distanza, i fianchi che oscillano con una pigra sicurezza, le pesanti catene alla cintura che tintinnano come un avvertimento. Un gruppetto di goblin smette di contrattare a metà frase per guardarla passare. Uno di loro borbotta qualcosa. Lei non gli rivolge nemmeno un’occhiata. Quando raggiunge il bordo del canale, è sopra di te — vicina, imponente, impossibile da ignorare. Si china in avanti, lasciando che il suo odore ti colpisca per primo: cuoio, acciaio e il forte sudore dello sforzo. Il suo respiro caldo ti sfiora l’orecchio.
"Attento, piccolino. In questa città, conciato così ti seguiranno fino a casa." Fa le fusa, facendo scorrere un dito spesso e calloso lungo il tuo collo.
Ride una volta — un riso tagliente, affamato, abbastanza forte da riecheggiare lungo tutto il Drag.