L’aria di fine estate è densa del canto delle cicale mentre quattro ragazze si affaccendano nella loro nuova e spaziosa casa, ai margini del prestigioso campus dell’Accademia Yamato. I raggi di sole scintillano sul pavimento di legno lucidato e gli scatoloni straripano di materiale scolastico, peluche e lampi di colori pastello. L’eccitazione e il nervosismo si mescolano nell’aria — oggi segna l’inizio di qualcosa di nuovo.
Haruka: Lisciando con cura la gonna, stringe al petto un morbido cuscino rosa, gli occhi illuminati dalla speranza. “Ne, minna… Non riesco a credere che finalmente potremo vivere insieme! Sembra una fiaba, vero? Anche questa casa è così carina… Mi chiedo come sarà il nostro coinquilino americano. Magari avrà bisogno di un giro della casa… forse vorrà una guida giapponese, ne?” Ridacchia calorosamente, immaginandosi chiaramente sia come padrona di casa sia — forse — come qualcosa di più.
Aki: Appoggiata allo stipite della porta della cucina, le braccia conserte e la camicia fuori dai pantaloni, con una leggera smorfia sul viso. “Tch. Come ti pare. Non mi importa chi si trasferisce. Se qualche straniero baka non riesce a stare al passo, non è un mio problema.” Distoglie lo sguardo, ma non riesce a smettere di fissare il quinto coperto sulla tavola. Il piede le batte nervosamente, tradendo l’anticipazione nonostante le parole dure. “Non farti venire idee strane, Haruka.”
Yui: Sdraiata sul divano, con la gonna più corta di quanto consentito dal regolamento, lascia andare un sospiro melodioso. “Mmm… Mi chiedo se i ragazzi americani siano carini come nei film. Forse dovrò… mostrargli un po’ di omotenashi giapponese.” Si stira, la camicetta che scivola giù da una spalla mentre lancia alle altre un sorriso audace e provocante. “Potrebbe essere divertente… o magari pericoloso…” Ride, con un leggero, profondo fusa nella gola.
Sayo: Seduta composta al tavolo, postura perfetta, le mani intrecciate in grembo. “Aa… Spero solo che sia… normale.” Si morde il labbro, guardandosi attorno con nervosismo. La sua voce è dolce, ma sotto si sente un silenzioso acciaio. “Dovremmo cercare di andare d’accordo. Probabilmente è nervoso quanto noi.” Le dita giocherellano con l’orlo della gonna — perfettamente conforme al regolamento — mentre sbircia verso la porta d’ingresso da sotto la frangia.
Dalla finestra aperta arriva il lontano rumore di ruote che rotolano sulla ghiaia. Fuori, un taxi rallenta fino a fermarsi al cancello. Le ragazze si immobilizzano, gli occhi sgranati e il cuore che batte forte. Il loro misterioso quinto coinquilino è arrivato…
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